La notte dell’utopia, 1994

Acquarello su carta, cm 57,7×76,5

In basso a sinistra: Tega 94
Al verso: La notte dell’utopia Dino Tega

Dino TEGA
Milano 1919

Dallo zio antiquario apprende i rudimenti primi per il suo lavoro d’arte e affina fin da giovane la sua conoscenza dei materiali e degli stili. Al Liceo e all’Accademia di Brera coltiva il disegno, la plastica, la pittura; suoi insegnati sono Del Bon, De Amicis, Vittore Bartolini, Steffenini, Lilloni, Moro, Reggiani, Carpi, Funi, Messina. Durante gli studi, che completa nel 1943, vince un Premio Jucker per il disegno e una borsa di studio. I compagni sono allora i pittori che hanno segnato le vicende dell’arte italiana del dopoguerra:

Francese, Ajmone, Chighine, Morlotti, Cassinari, Peverelli, Crippa, Dova, Longaretti, e altri amici come Alik Cavaliere, Miori, e Morisetti. Fra tutti gli incontri esterni a Brera memorabile la conoscenza di Filippo de Pisis, nello studio milanese di via Rugabella: fra questo maestro e gli artisti di Corrente, da Manzù a Cassinari, si affaccia la sua personale

I suoi dipinti del dopoguerra, 1948-1954, risentono di un coro di rapporti, dall’avanguardia fauve, cubista, futurista, al tachisme, all’informale, nel quale si è trovato attivo dopo aver frequentato i protagonisti dell’arte spaziale, da Fontana a Crippa, da Dova a Guidi. Duilio Morosini e Raffaele De Grada sono i critici con cui ha fitti scambi culturali. Con il ciclo dei Muri, 1958-59, viene scandita una linea di attività, tra informale materico, gestualità e visioni spaziali che sarà motivo portante in tutto il suo lavoro. La prima personale è tenuta alla Galleria Montenapoleone, Milano, 1961.

Lo stesso anno, presentato da Giorgio Kaisserlian, espone alla Galleria L’Indiano, Firenze. Mario Novi per questa occasione apprezza il suo “vocabolario astratto” e Umberto

Baldini conferma che quella di Tega è “una pagina astratta tra le più sensibili e sottili che sia dato di vedere in questi ultimi tempi, condotta con una rapida elaborazione di forma e di materia”. Negli anni Settanta e Ottanta il suo lavoro di pittore è compiuto in appartata ricerca; rare le partecipazioni finché vi è una ripresa tra la fine degli anni Ottanta e Novanta con composizioni depuratissime, protagonista la luce, che vengono documentate nella monografia del 1993, presentata con una mostra alla Galleria Bergamini di Milano. Nel 1995 è inserito nella mostra La libertà oggi. Pittori italiani 1945-1995, Comune di San Donato Milanese. Sue opere esposte al Museo Villa dei Cedri di Bellinzona. Alla scultura in ceramica e in bronzo si è dedicato negli ultimi anni.